sabato 5 marzo 2011

Tarija e Promutar.



Las chapaquitas

Finalmente sono arrivata a Tarija. La città è davvero carina, con belle piazze circondate da palme e roseti in fiore. La gente affolla le strade che profumano di empanadas e saltegnas. Siamo in pieno Carnevale e quello di Tarija è uno dei più famosi della Bolivia, dopo quello di Oruru. Oggi è la festa de las Comadres, e le donne si vestono con il costume tipico chapaco, con gonne corte e colorate, scialli con ricami floreali, cappellino e le immancabili lunghe trecce che caratterizzano le donne boliviane e affollano le piazze e le vie danzando in piccoli gruppi. Questa sera andrò a festeggiare con alcune amiche di qui che mi trascineranno a ballare le danze tipiche...ci sarà da ridere!
Da martedì ho iniziato a lavorare a Promutar. L'impatto è stato un po'forte perchè mi sono ritrovata a gestire questa classe di bambini di svariate età tutta sola, visto che per il momento l'associazione non ha soldi per pagare del personale. La persona che dirige Promutar, Dogna Albina, è una donna molto intelligente e con un cuore enorme. Sto parlando molto con lei per riuscire a capire meglio la politica interna di Promutar e quello che si aspettano da me. Durante questo anno Albina vorrebbe riuscire a stilare una lista di bambini e adolescenti lavoratori che non frequentano le scuole e che quindi non avranno mai accesso ad un'istruzione...se non in progetti come Promutar. Questa lista dovrebbe essere presentata alle istituzioni di Tarija con la speranza...forse utopica...che siano esse a farsi carico di questi bambini e che garantiscano loro un accesso all'istruzione paritario a quello dei loro coetanei. Per stilare questa lista andremo a parlare con la gente nei quartieri più poveri, entrando in contatto con le famiglie dei bambini lavoratori e cercando di stabilire con loro un rapporto che duri nel tempo. Vamos a ver, come si dice qui!
Mercado Central
Non sempre è facile per me confrontarmi con queste persone, con questi ragazzini, che hanno una dignità molto particolare...dignità che noi occidentali figli della ricchezza non possiamo neanche immaginare. Quando guardo negli occhi Nicol, che a 14 anni lavora come inserviente in una famiglia, penso ai miei 14 anni, e a tutti gli agi e privilegi che ho avuto e che tutt'ora ho. E dentro di me si apre una voragine fatta di dolore, rancore, umiliazione, gratitudine e sollievo...perchè sì, non posso negarlo, pensare che in Italia ho una casa intonacata e pulita con l'acqua corrente e una famiglia che non mi ha mai fatto mancare nulla mi da un grande sollievo. Quando entro in questo stato d'animo mi sento molto confusa...mi chiedo se il mio stare qui servirà realmente a qualcosa o se semplicemente si tratta di una sorta di autogratificazione, necessaria per colmare i sensi di colpa che nascono dal percepire tutta la fortuna che ho io rispetto a molte altre persone nel mondo...
Ma bando alle farneticazioni tediose...
Sto iniziando a conoscere un po'di gente molto simpatica, ogni giorno di più mi sento parte di questa strana realtà, diversa da quella in cui sono cresciuta, e sfrecciare sui micro stracolmi di persone per le vie di Tarija, fare la spesa al mercado campesino dove contrattare con le cholitas, bollire l'acqua per renderla potabile, bere il terribile caffè tostato di Copacabana e fare finta di niente quando gli uomini mi fischiano per strada invece di fulminarli... diventano gesti di una nuova quotidianità, che piano piano mi sta rendendo tanto felice!

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